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Erasmus plus staff training mobility –Il nostro agente in Irlanda - Our woman in Ireland


Nell’ambito del programma Erasmus plus 2015, ho l’opportunità di lavorare per due settimane dal 13 al 24 luglio 2015 nel Centre for Disability Law & Policy dell’Università Nazionale d’Irlanda a Galway, capoluogo dell’omonima Contea a Ovest dell’Irlanda, considerata la porta verso la penisola del Connemara.  Mi trovo in questa città con una nutrita popolazione studentesca da una settimana ed ho già stabilito molti contatti che saranno sicuramente utili per collaborazioni future. Si tratta di un raro esempio di Centro di ricerca Universitario che ha influenzato le politiche sui diritti delle persone con disabilità a livello locale, nazionale ed internazionale, attraendo finanziamenti  sia da enti  privati che a livello governativo, oltre che dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite. Inizialmente nato nel 2001 come gruppo di ricerca, il Centro è stato formalizzato nel 2008 grazie al finanziamento iniziale dell’Atlantic Philanthropies, e fa parte del nuovo Institute for Lifecourse and Society, che riunisce anche altri centri di ricerca come l’UNESCO Child and Family Research Centre e l’Irish Centre for Social Gerontology. Lo scopo del nuovo istituto multidisciplinare è di produrre ricerca che possa influire sulle politiche riguardanti il benessere dei bambini e dei giovani, delle persone con disabilità e degli anziani. 
By Erasmus plus  I have the opportunity to work for two weeks from 13 th to 24 th  July 2015 at Centre for Disability Law & Policy  National University Ireland Galway, situated in the west of Ireland. It’s just a week I worked in Galways, a city with a big student population, and I have established contacts for future collaborations to contribute to the spread of a new culture of disability, based on solidarity and inclusion.The Centre is a rare example of a university research centre that is having a positive impact in policy and practice, it has influenced domestic,regional and international policy in disability rights: its work has attracted a number of funders beyond its initial core support from the Atlantic Philanthropies, ranging from other philanthropies, the European Union and the United Nations. The Centre begun in 2008 and now it takes part of the new Lifecourse and Society at NUIG, that joins other research centres at the university -  UNESCO Child and Family Research Centre and the Irish Centre for Social Gerontology. The purpose of the interdisciplinary institute is to produce research that will make an impact on policies and practices that affect the experiences and wellbeing of children and young people, people with disabilities and older adults.

Galway è in questo periodo un caleidoscopio di iniziative che hanno attirato la mia attenzione, come la mostra “ The Changing Face of Human Rights” dal 12 al 24 luglio, che ha riunito le immagini sui diritti umani commissionate dall’Unesco nel 1949 per illustrare i principi della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, con quelle contemporanee selezionate nel Concorso Internazionale Fotografico 2015 nell’ambito della Summer School internazionale sull’ Arte e i Diritti Umani, organizzata dal Centre for Human Rights dal 9 al 11 luglio presso l’Università a Galway. L’immagine vincitrice del Concorso  2015, di Maurice Gunning, riguarda una storia familiare in una periferia della Città di Giurgiu, in Romania e ritrae un ragazzo sullo sfondo, in primo piano una mano di bimbo su cui si posa a mangiare un uccellino. E’ una foto parte di un servizio sulle famiglie che hanno scelto di tenere con sé i propri figli, anche contro le indicazioni statali verso l’istituzionalizzazione, ritenendo che possano avere una vita migliore con la cura e l’amore della propria famiglia, anche se in condizioni di vulnerabilità. 
In Galway in this period there are a lot of events which focused my attention, such as the “ The Changing Face of Human Rights” exhibition from 12th to 24th July. This exhibition brings together images of human rights  were commissioned by UNESCO in 1949 to illustrate the recently adopted Universal Declaration of Human Right with the winning images from an international photographic competitio as an integral part of the Galway Interntional Summer School on the Arts  and Human Rights that runs from 9th to 11th July at NUIGalway. The winning image for 2015, by Maurice Gunning, represents a child cared for by his family rather than in a state Institution and it’s a part of much larger collection of photographs which reflect on the family dynamic of each household, from the border town of Girgiu, Romania. The parents and grandparents have chosen to keep their respective child within their family unit, against the social norms of the State.

  Dal 7 al 12 Luglio si è tenuta inoltre la 27° Galway Film Fleadh, uno dei principali festival cinematografici in Irlanda, che ha visto la presentazione di prime, interviste pubbliche, il One Minute Film Festival e la celebrazione della musica da Film con l’esibizione di un’orchestra sinfonica di 60 elementi.  Mi ha colpito leggere come il Film di apertura della Festa, titolato “ My Name is Emily”, sia stato scritto e diretto attraverso il movimento oculare, supportato da un software, dell’autore e regista Simon Fitzmaurice, completamente paralizzato a seguito di una malattia neurodegenerativa che l’ha colpito dal 2008.
The 27th Galway Film Fleadh took place from 7th to 12 th July, bringing an exciting mix of film premieres, public interviews, including One Minute Film Festival and a celebration of the Music of the Movies  by a 60 piece symphony orchestra. The opening film of the Fleadh was “My Name is Emily”, the film was written and directed by Simon Fizmaurice, who was diagnosed with Motor Neuron Disease in 2008. Now completely paralysed, Fizmaurice wrote the script and directed the film trough eye movement and the use of iris recognition software. 

E’ tutt’ora in corso, inoltre,  dal 13 al 26 Luglio, il Galway International Arts Festival, nell’ambito del quale si realizzano in città rappresentazioni teatrali, concerti e mostre d’arte. Fra queste mi hanno molto interessato e voglio segnalarvi le creazioni di un’artista australiana, Patricia Piccinni, che ha ideato un’opera d’arte che ha visto la popolazione seguire attonita il librarsi in aria di una “ Skywhale”  una gigantesca e straordinaria balena volante che ha evocato meraviglia, divertimento e interesse per una creatura degli abissi che ha solcato il cielo di Galway.
 
Also running, from 13th to 26th July, is the Galway International Arts Festival , that presents an international programme of theatre, spectacle, dance, visual arts, music, literature & comedy involving hundreds of artists and performers.The world-renowned Australian artist Patricia Piccinini has produced one of the most talked about and sensational outdoor artworks of recent years, the Skywhale, an extraordinary creature that evoke joy, wonder, tenderness, and concern.


Molto interessanti anche le opere della stessa autrice esposte in Galleria, protagonisti i bambini e creature mostruose che non hanno problemi a relazionarsi, anzi si affidano l’un l’altra senza timori, facendoci percepire come l’innocenza dei cuori possa abbattere ogni barriera.
 
I was very interested also in her “ Relativity” exhibition wihch presents sculptures familiar yet fanstastical, a possibile future species from a strange new world  with quiet relationships without fear trough mutants, who are half- human and half – beast, and babies.

 Carla Tonin

Riflessioni




RIFLESSIONI M. T. ZANATTA insegnante, psicologa, tutor a SFP


Da molto tempo mi occupo di scuola, ed una considerevole parte di esso l’ho dedicata a quelli che in tempi recenti vengono definiti “bisogni educativi speciali”.
Alcuni aspetti meritano riflessione sia da un punto di vista normativo che più meramente didattico e soprattutto formativo.
Spesso ho riflettuto su quanto sia fondamentale e necessaria la formazione, ma ancor più spesso mi è capitato di cercare di trasmettere ai gruppi con cui ho lavorato e con cui mi trovo a collaborare, la rilevanza dell’ottica formativa.
Se ogni educatore o docente, a qualsiasi ordine scolastico appartenga, dalla scuola dell’infanzia -anzi dall’asilo nido- all’università, provasse ad assumere l’ottica formativa forse inizierebbe a modificarsi l’approccio apprendimento-insegnamento che ha contribuito ad incrementare numerosi dibattiti in ambito scolastico e accademico.
Assumere l’ottica formativa si traduce nell’ aver chiara la consapevolezza che un docente è, che ne sia cosciente o meno, un formatore per il gruppo di soggetti con i quali si trova ad interagire, tanto vale che sia una buona opportunità formativa dal punto della relazione educativa, della costituzione del gruppo e del clima che lo caratterizza e naturalmente della trasmissione dei saperi.
Un formatore ha presente che la sua missione non può e non deve che portare a risultati positivi, a volte il personale della scuola dimentica che l’impatto sui bambini, sui ragazzi e sui giovani non può esimersi da questo compito, che viene molto ben descritto sui POF degli Istituti, ma a volte poco calato nelle realtà di classe; appare quindi urgente tenere a mente che l’esposizione a insegnamenti poco efficaci scarsamente motivanti hanno comunque carattere formativo, ma connotato negativamente, e lasciano tracce profonde e difficili da modificare.
Tornando ora ai bisogni educativi speciali ritengo che, come da documento sui BES- Emilia Romagna agosto 2013, sia utile una riflessione sui termini, l’espressione che nel documento viene utilizzata “diritti educativi essenziali” pare più rispettosa e meno stigmatizzante.
I BES, continuerò a chiamarli così per un accesso più semplice, non sono da certificare e chiedono al personale della scuola di farsi carico di formare gli utenti facendo leva sulle potenzialità esistenti in ognuno, evidenziando “ciò che c’è e non quello che manca”.
La richiesta dei documenti normativi (C.M. fine 2012 e 2013) è di affiancare ai POF degli Istituti il PAI, piano annuale dell’inclusività, con lo spostamento del punto di vista dell’Istituto che fa spazio a tutti e a ciascuno –come dalla premessa delle Indicazioni Nazionali 2012- e si attrezza modificando, adattando e cercando nuove modalità per le esigenze della formazione scolastica e dell’istruzione degli allievi e dei docenti che con loro interagiscono.


It has being a long time since I deal with school, and I have dedicated a considerable part of it to those that nowadays are defined as “special educational needs”.
Some aspects deserve a reflection both from a normative point of view and a more merely didactic and especially formative one.
I have often thought about the fundamental and necessary role of formation, but even more often I have tried to communicate to the groups I worked and cooperated with, the relevance of the formative view.
If each educator or professor, any scholastic order he/she belongs to, from primary school – rather from nursery school – to university, would try to assume the formative view, maybe he/she would begin to vary his/her learning – teaching approach that has contributed to increase several debates in scholastic and academic scope.
To assume the formative view is meant to concern a professor who has to be clearly aware, whether he/she is conscious or not, to be a former for the group of individuals he/she interacts with, moreover it could be a formative opportunity to be exploit from a point of view concerning educative relationship, group constitution and the mood of it and obviously the transmission of knowledge.
A former has clear in mind that his/her mission cannot and must not bring but positive results, sometimes school staff forgets that the impacts on children, boys and girls and young people they deal with, cannot exempt themselves from this task, that is clearly described in schools POFs, even if sometimes it is not related to class reality; therefore it is urgent keeping in mind that the exposition to ineffective and poorly motivating teachings are anyway formative, even if negatively, and leave deep and hard-to-modify imprint.
Returning back to special educative needs, I believe that, as it is stated in SEN documents – Emilia Romagna, August 2013 – a reflection upon the terms could be useful, the expression used in the document “essential educative rights” seems to be more respectful and less stigmatizing.
The SEN, I will keep on calling them so for an easier access, are not to be certificated and ask school staff to take charge to form users, exploiting potentialities that exist in everyone, highlighting “what is present and not what misses”.
The request of normative documents (end of 2012 and 2013) is to juxtapose to schools POFs, the IYP, the inclusiveness yearly plan, with the displacement of the institute point of view that create space for everyone and each one – as from the premise of 2012 National Indications – and it tools up modifying, adapting and looking for new modalities for the needs of scholastic formation and of students and professors learning that interact with them.


(traduzione a cura di Marco Curtolo)

NO WAY HOME : Lo sfruttamento e l'abuso dei bambini negli orfanotrofi in Ucraina



L’organizzazione americana Disability Rights International (DRI) ha recentemente pubblicato il  rapporto - "No Way Home: Lo sfruttamento e l'abuso dei bambini negli orfanotrofi in Ucraina", nell’ambito del più generale obiettivo strategico di porre fine alla segregazione delle persone con disabilità nel mondo, ed in particolare della campagna mondiale contro l’ istituzionalizzazione dei bambini, con o senza menomazione, finalizzata all’abolizione del sistema degli orfanotrofi ed altre strutture segreganti.
Il lavoro è il frutto di interviste e visite in loco a 33 istituti per bambini e adulti, effettuate nel periodo 2012/2015, non ha certamente la pretesa di coprire l’intero sistema ucraino, ma si è posto l’obiettivo di documentare la situazione dei diritti umani nella realtà degli istituti per sensibilizzare l’opinione pubblica e sostenere l’implementazione di nascenti programmi di sostegno familiare volti a prevenire l’internamento. Il rapporto ha evidenziato come i bambini istituzionalizzati, secondo i dati Unicef pari a 82.000 ma che gli attivisti dei diritti umani stimano intorno ai 200.000, siano esposti a reali pericoli per la loro stessa vita, a violenza fisica e sessuale, oltre ad essere a rischio di sfruttamento per lavoro minorile o a essere sottoposti a traffici pedopornografici o di vendita di organi, in particolare nelle strutture limitrofe alle zone di guerra.
L'Ucraina ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità nel 2010, oltre ad essere stata uno dei primi paesi a ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia già nel 1991, accettando il riconoscimento del diritto dei bambini di crescere con le famiglie e come parte della società, ma mentre la maggior parte dei paesi ridimensiona le istituzioni a favore di processi inclusivi, in Ucraina si è scelto di procedere alla loro ricostruzione, anche grazie al contributo della Banca Mondiale.
L’inadeguatezza delle risorse destinate al sostegno delle famiglie in difficoltà perpetua un sistema obsoleto e segregante, che il governo ucraino dichiara di voler superare ma per il quale non risulta essere in agenda un piano nazionale alternativo.
Il rapporto richiama fermamente il governo ucraino e i donatori internazionali alle loro responsabilità per il perpetuarsi di un sistema segregante che lascia i bambini a rischio di violenza, sfruttamento e abusi.
Carla Tonin
Graziella Lunardi

Il testo integrale del rapporto è disponibile inhttp://www.driadvocacy.org/wp-content/uploads/No-Way-Home-final2.pdf